(foto: StockSnap Pixabay®)
Il settore della ricostruzione unghie e della nail art è cresciuto moltissimo negli ultimi 30 anni. Per questo, da più parti emerge la necessità di una revisione della normativa che disciplina i professionisti della bellezza che si occupano esclusivamente di questi trattamenti, inseriti nel più ampio comparto dell'estetica.
Si inserisce in questo dibattito la lettera aperta scritta da OPA - Onicotecnici Professionisti Associati e diffusa su tutti i social, che qui pubblichiamo integralmente per favorire un proficuo confronto fra le parti interessate.
"Chiediamo il riconoscimento della professione di Onicotecnica"
Care Istituzioni,
Cari futuri Deputati e Senatori,
Ma prima di ogni altra cosa, cari cittadini,
questa vuole essere una lettera aperta a Voi e alla società di cui tutti noi facciamo parte per rammentare, e mai dimenticare, chi siamo e cosa rappresenta la nostra Italia nel mondo: una grande Storia, un riferimento di bellezza, una fucina di eccellenze. Eccellenze spesso figlie delle attività delle piccole e medie imprese, dei lavoratori autonomi, dei commercianti e degli artigiani. Tra queste ultime figura l’attività di onicotecnica/o.
Essa, attualmente, rientra nell’attività di estetista disciplinata dalla Legge 4 gennaio 1990, n. 1 e consiste nell’applicazione e decorazione di unghie artificiali. Comprende ogni prestazione artistica eseguita da un esperto operatore tecnico, ad esclusivo scopo decorativo, sulla superficie di unghie artificiali delle mani e dei piedi tramite l’apposizione di unghie artificiali preformate la successiva lavorazione e colorazione delle stesse, con prodotti cosmetici quali gel, polveri acriliche e simili.
Sono Nicoletta Fasoli, imprenditrice e presidente di OPA – Onicotecnici Professionisti Associati. Fondata nel 2017, OPA oggi ha una sede nazionale e una sede regionale, rispettivamente in Veneto ed Emilia Romagna.
Gli obiettivi di OPA – Onicotecnici Professionisti Associati
In OPA rappresentiamo e tuteliamo quanti hanno deciso di aderire e ci battiamo per la nostra professione: la nostra realtà è cresciuta al punto da ambire ad ottenere un riconoscimento formale della categoria, scindendola dall’attività di estetista. Per iniziare questo percorso di “emancipazione” abbiamo innanzitutto deciso di aderire, come OPA, a Conflavoro PMI – Confederazione Nazionale delle Piccole e Medie Imprese, al fine di essere meglio rappresentate nelle sedi istituzionali.
Il riconoscimento della categoria avrebbe innumerevoli risvolti di natura positiva:
- l’istituzione di un percorso formativo statale con un quantum di ore predefinito e di scuole di specializzazione;
- la crescita di una sana e competitiva concorrenza sul mercato del lavoro con l’emersione del lavoro sommerso (in casa la tariffa è di circa € 25,00 – 35,00 mentre all’interno di un centro varia da € 50,00 a 85,00); la contribuzione alla spesa statale con introiti notevoli;
- la settorializzazione della professione con relativo codice Ateco (ovvero, nuove partite IVA);
- una maggiore tutela, formazione ed informazione in termini di salute e sicurezza sul lavoro in conformità alle disposizioni di legge vigenti.
Inoltre, proponendo l’istituzione di un relativo albo professionale, OPA vuole dare la possibilità a tutti gli operatori che lavorano nel settore nails di emergere dall’abusivismo, con adeguate rappresentanze e tutele, affinché vengano riconosciuti i loro diritti e doveri.
In questo mio percorso non sono sola. Ho trovato molti professionisti che desiderano solo lavorare e svolgere la propria attività nel rispetto della legge.
Un plauso, e merito, va riconosciuto a Conflavoro PMI, in primis al Presidente Roberto Capobianco, che ci ha accolto nel 2020 in seno alla sua associazione di categoria per meglio strutturare il nostro Ente e poterci adeguatamente rappresentare dinanzi le Istituzioni facendosi carico delle nostre istanze. L’importanza di essere seguiti, e correttamente supportati, avvalora ancor più la nostra tesi e le nostre idee attraverso la condivisione di un progetto.
E siamo solo all’inizio del nostro cammino.
Il vulnus storico della professione
Personalmente, mi batto da venti anni per la mia professione affinché possa avere il riconoscimento normativo che merita e che permetterebbe a noi professionisti di integrarci regolarmente nel mercato del lavoro. La categoria dell’onicotecnica/o ha avuto, soprattutto nell’ultimo decennio, una crescita esponenziale, accentuata ancora di più durante la Pandemia da Covid-19.
Il mondo beauty offre molteplici possibilità e nuovi orizzonti professionali: Lash Makers, Onicotecniche/ci, Lamination Artists, Make up Artists, Microblading Artists (le professioniste del trucco semipermanente) e molte altre figure professionali che si occupano di migliorare esteticamente una specifica parte del viso o del corpo. Un settore sempre più in espansione che coinvolge, simultaneamente, molte altre categorie.
A fronte quindi di una esplosione lavorativa, si deve ravvisare come in Italia non siamo ancora riconosciute libere professioniste indipendenti. Questo genera una discriminazione in tale settore: infatti, abbiamo come unica possibilità quella di aprire una partita IVA non conforme in qualità di consulenti d’immagine o come servizi generici alla persona.
Il vulnus normativo nel quale ci troviamo, oltre a essere un’anomalia nei termini, causata dal mancato riconoscimento della professione, con tutte le implicazioni normative e fiscali che ne derivano, presuppone anche una carenza formativa allo stato attuale.
La situazione delle onicotecniche in Italia e in Europa
In altri Paesi dell’Unione Europea sono vigenti normative che permettono a queste figure professionali di aprire in autonomia uno studio come libere professioniste senza utilizzare il nome di Consulenti d’immagine.
La domanda allora viene spontanea: a fronte di una normativa europea che permette e riconosce la categoria professionale e che, grazie all’impegno delle Istituzioni Europee, ha sancito la piena autonomia delle professioniste di settore, perché l’Italia è ferma?
Rammento che il primo centro Nail Artist è sorto a Verona nel 1987; che la legge è del 1990; che una Sentenza del Tar ha dato ampia ragione alla nostra categoria permettendoci di lavorare sino al 2007 quando la Novella della regione Veneto ha, di fatto, reso vana, illegittimamente, la sentenza del Tar; che in alcune Regioni si sono aperte finestre su “l’attività di applicazione e decorazione di unghie artificiali” che tentano di rispondere all’esigenza di strutturazione del nostro profilo.
Le Regioni Lazio, Lombardia e Friuli Venezia Giulia hanno diversificato l’attività di “ricostruzione unghie” da quella di “applicazione e decorazione unghie”. In questo modo, a livello regionale si è stabilito che l’attività di decorazione e applicazione di unghie artificiali non rientra nell’ambito della legge 1/1990. In queste Regioni si può pertanto operare come onicotecnica/o, purché le lavorazioni si limitino alla decorazione e all’applicazione di unghie artificiali.
Resta, tuttavia, una difformità territoriale, regionale, che penalizza lo sviluppo e l’affermazione della professione; dove la disciplina normativa non trova applicazione omogenea rendendo, se possibile, il tutto ancor più farraginoso.
È per questi motivi che ho deciso di dedicare il mio impegno e il mio tempo per il riconoscimento della categoria. E continuerò, continueremo come OPA, finché questo obiettivo non sarà raggiunto.
La Presidente, Nicoletta Fasoli